Gessen Masha - 2017 - Il futuro è storia by Gessen Masha

Gessen Masha - 2017 - Il futuro è storia by Gessen Masha

autore:Gessen Masha [Gessen Masha]
La lingua: ita
Format: epub
Amazon: B07F3Y6FDR
editore: Sellerio Editore
pubblicato: 2019-02-08T23:00:00+00:00


* Originariamente significava strano, eccentrico, assurdo, ma era anche un termine dispregiativo per «omosessuale». Negli anni Novanta il termine ha assunto una connotazione più politica ed è spesso usato da chi rifiuta con forza le tradizionali identità di genere.

Parte quinta

Protesta

14

Il futuro è storia

Nel marzo del 2008, Serëža tornò a Mosca per le elezioni presidenziali. Viveva a Kiev da un anno e aveva seguito poco la politica russa, ma sapeva di dover votare. Suo nonno l’avrebbe pensata così. Aleksandr Nikolaevič ripeteva sempre quanto fosse fortunato Serëža a essere cresciuto in un sistema democratico. Forse era questo il motivo per cui Serëža si sentiva in dovere di volare fino a Mosca per votare nel suo seggio, piuttosto che all’ambasciata di Kiev.

Il volo durò un’ora. Dall’aeroporto internazionale Šeremet’evo, Serëža prese una navetta, un minivan veloce e traballante, fino alla fermata della metropolitana più vicina. Le navette e gli autobus più lenti passavano uno dietro l’altro, e la stazione della metropolitana era sempre affollata; la maggior parte delle persone aveva un’aria stanca, come se provenisse da viaggi molto più lunghi del suo. Serëža si mise in fila alla biglietteria: essendo appena tornati a Mosca, nessuno dei presenti era in possesso dei biglietti multipli che ai moscoviti evitavano le code. La stazione era soffocante e rumorosa, l’aria intrisa della polvere di molti viaggi. I bagagli la facevano sembrare ancora più gremita. I bambini stanchi si lagnavano. Gli adulti esausti li sgridavano nervosamente. La coda sembrava interminabile.

Di fatto l’attesa durò cinquanta minuti. Se Serëža al momento di raggiungere lo sportello era esausto, come dovevano sentirsi tutti gli altri?

«Sessanta corse, per favore», disse, spingendo una banconota da mille rubli attraverso lo sportello. Secondo il listino prezzi affisso alla biglietteria, quello da sessanta era il titolo di maggior taglio acquistabile. Costava 580 rubli, circa venti dollari.

Con il biglietto multiplo in mano, Serëža si diresse verso i tornelli gridando più forte che poté: «Ho fatto cinquanta minuti di fila! Non voglio che siate costretti anche voi a stare in fila cinquanta minuti, solo perché siete appena arrivati da un altro posto! Ho qui un biglietto da sessanta corse! Approfittatene».

Ci fu una pausa. Molti sembravano averlo sentito ma non credergli. Poi una donna si avvicinò. Serëža inserì il biglietto nel tornello, che lo risputò con un lampo verde, e la donna passò. Poi fu il turno di un’altra persona, quindi di una coppia, fino a che un giovane tenente di polizia spinse la sua faccia ben rasata di fronte a quella di Serëža.

«Venga con me».

Serëža lo seguì. Attraversando una delle porte metalliche nere della hall, il tenente lo condusse al distretto di polizia della stazione, dove sedeva un ufficiale più anziano. Era completamente calvo, con la testa rossa e imperlata di sudore, e sebbene stesse seduto dietro la scrivania, il suo aspetto era ansimante, come se avesse appena salito le scale. Non appena entrarono, l’ufficiale iniziò a inveire contro Serëža, ricoprendolo di una raffica di oscenità. Nessuno l’aveva mai insultato in quel modo, e ciò dovette trasparire dal suo volto, perché il giovane tenente lo trascinò fuori dalla stanza.



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